Mangiare al bar come al ristorante

Uno dei luoghi comuni più duri da sfatare nel mondo della ristorazione, nonostante appartenga ormai a un passato davvero remoto, è che la pausa pranzo fatta al bar equivalga a buttare i propri soldi. E, in seconda battuta, ad assicurarsi problemi di… digestione.

Una brutta nomea, quella di bar e, per certi versi, tavole calde, nata dal fatto che il livello della cucina è sempre stato basso, fatto di prodotti di scarsa qualità, cucinati in maniera grossolana e veloce, per garantire un servizio efficiente a chi ha poco tempo prima di dover tornare in ufficio.

Il fatto però che questo sia l’andamento tipico e la tradizione di questi locali non implica che tutti si comportino così anche oggi. Il cliente tipo, specie quello che deve affrontare diverse ore di lavoro lontano da casa, è ormai molto esigente, e non tutti gli affamati dell’ora di pranzo corrispondono al profilo degli spettatori di… “Camionisti in trattoria” di Chef Rubio!

Alla ricerca della leggerezza

Senza nulla togliere a quella categoria di professionisti che la tv ci ha insegnato ad amare, chi passa molte ore al lavoro vuole nel proprio piatto non solo gusto e sostanza, ma anche cibi che fanno bene: come insegna motiva italia, la salute viene al primo posto, e questo l’hanno capito anche i gestori di bar e caffè, il che ha determinato uno spostamento nei menù proposti da questi locali.

Non avrete mancato di osservare che proprio in conseguenza di ciò aumentano in tutte le città, italiane e non, luoghi che inneggiano all’healthy come opzione alimentare: dalle centrifughe alle più classiche insalatone fino ai poké bowl, ultima scoperta per chi mangia di corsa, ci sono decine di variazioni sul tema, comprese ricette sfiziose per vegani, celiaci e crudisti.

I caffè che studiano da ristoranti

In parallelo, accanto a questi locali così legati alle mode del momento, cresce sempre di più anche il numero di bar ricercati, che fra un espresso e un cornetto studiano anche proposte alimentari che non sfigurerebbero in un ristorante di grido.

Si tratta di posti apprezzati da un pubblico eterogeneo di studenti, lavoratori, expat, come il Filter Coffee Lab di Pisa, il torinese Costadoro Social Coffee Factory (costola dell’antico Costadoro, un punto di riferimento da oltre un secolo) o Faro Caffè a Roma, tra l’altro vincitore come miglior caffetteria d’Italia ai nuovissimi Barawards del 2021, un nuovo premio che cerca proprio di ribaltare la generale diffidenza con la quale vengono considerati i bar dal grande pubblico.

Come giustamente osservato dai giudici del premio, da Faro come negli altri locali arrivati in finale, la qualità regna sovrana anche in cucina, e ci sono chef che lavorano da zero sui prodotti da forno come sulle proposte per il pranzo, senza scorciatoie fatte di prodotti precotti, surgelati o comprati già pronti per essere serviti.

Una bella differenza rispetto anche a pochissimi anni fa, quando fretta del cliente e microonde del barista andavano a braccetto. Ci sono tanti bar, è vero, che ancora conservano quella brutta impostazione, ma quelli appena citati ci dimostrano che c’è una rivoluzione in corso.


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